Interjú Giorgio Vasta íróval
Giorgio Vasta é nato a Palermo nel 1970. Vive e lavora a Torino. Editor e consulente editoriale, insegna scrittura narrativa presso diversi istituti tra i quali la Scuola Holden e lo IED di Torino. Il suo primo romanzo é Il tempo materiale edito da minimum fax nel 2008 e candidato a Premier Strega nel 2009. Verrá tradotto e pubblicato in Francia (Gallimard), in Germania (DVA), in Olanda, in Spagna, negli Stati Uniti ed in Inghilterra (Faber and Faber). Con l’ospite della Festival di Libri 2010 a Budapest abbiamo parlato di Palermo, di cani randagi e atti terroristi degli anni settanta.Il tempo materiale é il tuo primo libro. Come é nata l’idea?
Ho cominciato a lavorarci nel 2003. L’idea del libro é nata dal desiderio di collegare in un qualche modo i tre spazi intellettuali che mi interessavano in quel periodo: il desiderio di raccontare la luce con la scrittura; affrontare e approfondire il conflitto con Palermo, la mia cittá d’origine, e poi mi incuriosiva quell’epoca della storia italiana, gli anni Settanta, che è legata in modo determinante a quello che è il presente italiano.
Il romanzo racconta la storia di tre ragazzi undicenni nell’Italia del 1978. É una costellazione simbolica?
I protagonisti sono tre preadolescenti. La preadolescenza é un’etá di mezzo, un’epoca della vita di ognuno di noi in cui il corpo è coinvolto in una specie di metamorfosi continua. Cambiamo fisicamente, cambiano le nostre strutture cognitive. Impariamo a riconoscere i livelli di espressione, come la distinzione tra livello letterale e livello ironico, che da bambini non riusciamo ancora a comprendere.
Vedo il 1978 come quel tempo storico in cui in Italia c’é stata una potentissima accellerazione politica e sociale, un’accellerazione non tanto fisiologica quanto patologica, una continua metamorfosi connessa a quel senso di minaccia e di paura costante che discendeva dalla percezione delle azioni compiute dalle Brigate Rosse.
Ho cercato di collegare tra di loro questi due tempi materiali: il tempo individuale del corpo di tre ragazzini che cercano di costruirsi un’identitá per contrasto: non tanto sapendo chi sono, ma sapendo cosa non vogliono essere; ed il tempo materiale della storia italiana.
Lumache, zanzare, gatti, squali, cani… Potremmo dire che gli altri protagonisti del tuo romanzo sono gli animali. Come mai questa notevole presenza?
Non ho avuto l’intenzione consapevole di popolare il libro con tutti questi animali, talmente tanti da fare del libro una specie di zoo, un bestiario. Evidentemente fanno parte della mia immaginazione. Per me sono come frammenti intrapsichici, pezzetti di coscienza che a un certo punto vngono fuori, si collocano all’esterno e parlano con i personaggi. Come in Pinocchio il Grillo parlante è in qualche modo la coscienza del burattino.
Inoltre questi animali, specialmente i cani randagi abbandonati a se stessi, simboleggiano anche la cittá di Palermo, ugualmente abbandonata a se stessa, e rappresentano una forma di violenza quotidiana, una violenza molto arcaica che si inserisce nel tessuto urbano ricordandoci la dimensione preistorica nella quale, nonostante tutto, viviamo immersi.
Cosí poco dopo la sua uscita vede giá 5 traduzioni? Come funziona questo romanzo all’estero?
Io racconto una storia che si svolge in un contesto italiano, dove troviamo tanti riferimenti alla cultura pop di quegli anni. Non é un libro molto facile, tradurlo é impegnativo. E io non ho mai pensato alla ricezione all’estero. É stato quindi molto interessante anche per me leggere che cosa ne hanno scritto gli scout degli editori stranieri e capire come un’altra cultura possa leggere il mio romanzo. L’ottica americana per esempio si focalizza sul terrorismo leggendo il fenomeno italiano in riferimento a quello islamico.
Quali sono i tuoi nuovi progetti?
Fra due settimane esce un mio nuovo libro da Laterza, Spaesamento: un racconto di tre giorni a Palermo nell’estate del 2009, dove attraverso la fenomenologia di questi tre giorni cerco di raccontare l’Italia contemporanea.
Inoltre sto lavorando con Emma Dante sulla sceneggiatura di un film ambientato a Palermo.
Per la traduzione ungherese dell'intervista vai al: http://www.litera.hu/hirek/giorgio-vasta-az-idot-akartam-megfogni